Focalizziamo l'attenzione non sul professore che effettua una lezione
senza interruzioni, processo che può essere completamente automatizzato e
che pertanto non richiede alcuna forma di intelligenza, quanto
piuttosto sul professore che risponde alle domande poste dagli studenti,
attività che invece richiede interazione.
Fino a poco tempo fa, in base ad alcuni studi statistici, si reputava
che la distribuzione probabilistica delle domande seguisse una
distribuzione di probabilità o una distribuzione di Pareto . Solo di recente è stato matematicamente dimostrato che invece anche tale distribuzione è una Zipf,
cosa che suggerisce di nuovo una strategia precisa per la realizzazione
di un programma in grado di rispondere alle domande degli studenti
riguardo una lezione o un corso.
La domanda più comune è naturalmente universale: "Questo argomento sarà nel compito?", domanda che ovviamente tralasciamo.
Il
compito del professore è quello di memorizzare le risposte a tutte le
domande più frequenti, essere in pratica un FAQ-robot, e ricondurre ogni
domanda ambigua ad una già nota. Nel raro caso in cui non ha risposta,
il professore fornisce una risposta di default che indica che ha
comunque capito la domanda, e fornirà una risposta a tempo debito. Nei
programmi di questo tipo realizzati, la classica risposta di default
era: "That is not my area of expertise".
Una ulteriore diminuzione della ricerca nel settore
dell'intelligenza artificiale è avvenuta con il termine della guerra
fredda, quando governi ed aziende hanno ridotto i fondi stanziati per
tale tipo di tecnologia. Quello che era considerato un settore
promettente, si è trovato ad affrontare una specie di selezione
darwiniana causa diminuzione di risorse. Il pregio di quanto avvenuto è
stato l'avvento della ricerca nel settore del "robot minimalism", una
filosofia di progettazione basata su parti a basso costo, computer di
basse prestazioni, comunicazioni a banda stretta ed una generale
semplicità di design. E' stato il momento in cui è stato possibile far
girare progetti di intelligenza artificiale anche su personal computer.
Verso la metà degli anni '90 anche il "robot minimalism" è passato di
moda, ma si rileva come abbia comunque avuto una grossa influenza sullo
sviluppo di A.L.I.C.E.
Infatti A.L.I.C.E. (ed anche un robot
successivo chiamato Anna) non usa tecniche avanzate di intelligenza
artificiale: non presenta reti neurali, nessuna rappresentazione della
conoscenza, nessuna deep search, nessun algoritmo genetico.
Gli stessi sviluppatori di A.L.I.C.E. hanno scoperto l'esistenza di una
teoria circolante in alcuni ambienti accademici legati all'intelligenza
artificiale, chiamata Case-Based Reasoning (CBR), che assomiglia molto
da vicino alla struttura stimolo-risposta di A.L.I.C.E. Ma arriviamoci
per gradi, poichè si tratta di tecniche della famiglia dei Pnambic
"PNAMBIC—(acronym) Pay No Attention to that Man Behind
the Curtain [from The Wizard of Oz]. Denoting any supposedly fully
automated system that in fact requires human intervention to achieve the
desired result." — New Hacker’s Dictionary
PNAMBIC è il nome del primo prototipo di A.L.I.C.E., in omaggio ai
trucchi ed ai piccoli imbrogli che hanno fatto la storia
dell'intelligenza artificiale, ma la macchina che forniva hosting si
chiamava Alice, per merito di un dimenticato amministratore di sistema,
per cui gli utenti iniziarono a chiamare "Alice" il software. Solo a
quel punto fu forzatamente coniato l'acronimo A.L.I.C.E.: Artificial
Linguistic Internet Computer Entity. Quindi A.L.I.C.E. è la prima
tecnologia di intelligenza artificiale ad abbracciare apertamente questa
tradizione di trucchi.
La tradizione risale al XVIII secolo, in particolare al barone von Kempelen ed alla sua macchina in grado di giocare a scacchi chiamata "il turco".
Questo celebre dispositivo mostrava di giocare a scacchi in modo decente
contro ogni avversario umano, battendo anche personaggi all'epoca
famosi come l'imperatrice di Russia e lo stesso Napoleone Bonaparte.
Kempelen usò un trucco classico da prestigiatore: il turco aveva alla
base due sportelli, con dentro i meccanismi che gli consentivano di
muovere i pezzi. Dopo la performance della sua macchina Kempelen apriva
uno sportello, poi lo richiudeva, e solo allora apriva il secondo, dando
il tempo di saltellare dall'altro lato al nano polacco campione di
scacchi che era in realtà nascosto dentro la macchina.
Nel 1984, un libro di fantasia e di poesie, scritto interamente secondo l'editore da un software di I.A. chiamato RACTER,
causò minori sensazionalismi al momento della sua pubblicazione e passò
quasi completamente inosservato. Solo nel 1993 Barger dimostrò come si
trattasse di una presa in giro.
Il seguente esempio mostra il livello delle storie scritte da RACTER:
"Bill
sings to Sarah, Sarah sings to Bill. Perhaps they will do other
dangerous things together. They may eat lamb or stroke each other. They
may chant of their difficulties and their happiness. They have love but
they also have typewriters. That is interesting."
RACTER è un PNAMBIC perchè ottiene questi risultati solo con un considerevole intervento umano.
Secondo
una leggenda metropolitana dell'I.A., che non sembra essere
documentata, un famoso ricercatore in linguistica si ritrovò molto in
imbarazzo durante una sua conferenza in Texas, durante la quale un robot
iniziò a rispondere alla successiva domanda che lui stava per fare, e
senza sbagliare, tra l'altro. In realtà il ricercatore aveva a che fare
con un PNAMBIC.
Proprio per contrastare la diffusione dei PNAMBIC, e per evitare la
confusione che si trattasse di esperimenti scientifici, nel 1991 fu
organizzato a boston il Premio Loebner, il primo Test di Turing reale.
In
tale occasione nessuno dei programmi in competizione si è avvicinato
lontanamente alle performance umane, basta pensare che il dispositivo
che ha ottenuto un più elevato punteggio è stato proprio ELIZA, lo
psichiatra di cui si è parlato qualche post fa.
Alessandro
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