22 settembre 2011

Dal Robot Professore ai PNAMBIC

Focalizziamo l'attenzione non sul professore che effettua una lezione senza interruzioni, processo che può essere completamente automatizzato e che pertanto non richiede alcuna forma di intelligenza, quanto piuttosto sul professore che risponde alle domande poste dagli studenti, attività che invece richiede interazione.
Fino a poco tempo fa, in base ad alcuni studi statistici, si reputava che la distribuzione probabilistica delle domande seguisse una distribuzione di probabilità o una distribuzione di Pareto . Solo di recente è stato matematicamente dimostrato che invece anche tale distribuzione è una Zipf, cosa che suggerisce di nuovo una strategia precisa per la realizzazione di un programma in grado di rispondere alle domande degli studenti riguardo una lezione o un corso.

La domanda più comune è naturalmente universale: "Questo argomento sarà nel compito?", domanda che ovviamente tralasciamo.
Il compito del professore è quello di memorizzare le risposte a tutte le domande più frequenti, essere in pratica un FAQ-robot, e ricondurre ogni domanda ambigua ad una già nota. Nel raro caso in cui non ha risposta, il professore fornisce una risposta di default che indica che ha comunque capito la domanda, e fornirà una risposta a tempo debito. Nei programmi di questo tipo realizzati, la classica risposta di default era: "That is not my area of expertise".

Una ulteriore diminuzione della ricerca nel settore dell'intelligenza artificiale è avvenuta con il termine della guerra fredda, quando governi ed aziende hanno ridotto i fondi stanziati per tale tipo di tecnologia. Quello che era considerato un settore promettente, si è trovato ad affrontare una specie di selezione darwiniana causa diminuzione di risorse. Il pregio di quanto avvenuto è stato l'avvento della ricerca nel settore del "robot minimalism", una filosofia di progettazione basata su parti a basso costo, computer di basse prestazioni, comunicazioni a banda stretta ed una generale semplicità di design. E' stato il momento in cui è stato possibile far girare progetti di intelligenza artificiale anche su personal computer.
Verso la metà degli anni '90 anche il "robot minimalism" è passato di moda, ma si rileva come abbia comunque avuto una grossa influenza sullo sviluppo di A.L.I.C.E.
Infatti A.L.I.C.E. (ed anche un robot successivo chiamato Anna) non usa tecniche avanzate di intelligenza artificiale: non presenta reti neurali, nessuna rappresentazione della conoscenza, nessuna deep search, nessun algoritmo genetico.
Gli stessi sviluppatori di A.L.I.C.E. hanno scoperto l'esistenza di una teoria circolante in alcuni ambienti accademici legati all'intelligenza artificiale, chiamata Case-Based Reasoning (CBR), che assomiglia molto da vicino alla struttura stimolo-risposta di A.L.I.C.E. Ma arriviamoci per gradi, poichè si tratta di tecniche della famiglia dei Pnambic


"PNAMBIC—(acronym) Pay No Attention to that Man Behind the Curtain [from The Wizard of Oz]. Denoting any supposedly fully automated system that in fact requires human intervention to achieve the desired result." — New Hacker’s Dictionary

PNAMBIC è il nome del primo prototipo di A.L.I.C.E., in omaggio ai trucchi ed ai piccoli imbrogli che hanno fatto la storia dell'intelligenza artificiale, ma la macchina che forniva hosting si chiamava Alice, per merito di un dimenticato amministratore di sistema, per cui gli utenti iniziarono a chiamare "Alice" il software. Solo a quel punto fu forzatamente coniato l'acronimo A.L.I.C.E.: Artificial Linguistic Internet Computer Entity. Quindi A.L.I.C.E. è la prima tecnologia di intelligenza artificiale ad abbracciare apertamente questa tradizione di trucchi.
La tradizione risale al XVIII secolo, in particolare al barone von Kempelen ed alla sua macchina in grado di giocare a scacchi chiamata "il turco".
Questo celebre dispositivo mostrava di giocare a scacchi in modo decente contro ogni avversario umano, battendo anche personaggi all'epoca famosi come l'imperatrice di Russia e lo stesso Napoleone Bonaparte. Kempelen usò un trucco classico da prestigiatore: il turco aveva alla base due sportelli, con dentro i meccanismi che gli consentivano di muovere i pezzi. Dopo la performance della sua macchina Kempelen apriva uno sportello, poi lo richiudeva, e solo allora apriva il secondo, dando il tempo di saltellare dall'altro lato al nano polacco campione di scacchi che era in realtà nascosto dentro la macchina.

Nel 1984, un libro di fantasia e di poesie, scritto interamente secondo l'editore da un software di I.A. chiamato RACTER, causò minori sensazionalismi al momento della sua pubblicazione e passò quasi completamente inosservato. Solo nel 1993 Barger dimostrò come si trattasse di una presa in giro.
Il seguente esempio mostra il livello delle storie scritte da RACTER:
"Bill sings to Sarah, Sarah sings to Bill. Perhaps they will do other dangerous things together. They may eat lamb or stroke each other. They may chant of their difficulties and their happiness. They have love but they also have typewriters. That is interesting."
RACTER è un PNAMBIC perchè ottiene questi risultati solo con un considerevole intervento umano.

Secondo una leggenda metropolitana dell'I.A., che non sembra essere documentata, un famoso ricercatore in linguistica si ritrovò molto in imbarazzo durante una sua conferenza in Texas, durante la quale un robot iniziò a rispondere alla successiva domanda che lui stava per fare, e senza sbagliare, tra l'altro. In realtà il ricercatore aveva a che fare con un PNAMBIC.
Proprio per contrastare la diffusione dei PNAMBIC, e per evitare la confusione che si trattasse di esperimenti scientifici, nel 1991 fu organizzato a boston il Premio Loebner, il primo Test di Turing reale.
In tale occasione nessuno dei programmi in competizione si è avvicinato lontanamente alle performance umane, basta pensare che il dispositivo che ha ottenuto un più elevato punteggio è stato proprio ELIZA, lo psichiatra di cui si è parlato qualche post fa.


Alessandro

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