27 ottobre 2011

L’uomo di Piltdown

(trascrizione di un pezzo di servizio giornalistico dell’epoca)
Londra – 18 dicembre 1912.
Al congresso della Geological Society, in corso qui a Londra, l’antropologo Charles Dawson ha reso noto, nel suo intervento, una scoperta che potrebbe cambiare la storia dell’origine dell’Uomo sulla Terra. Infatti, Dawson documenta la scoperta di un teschio, un cui frammento gli è stato dato da un operaio impiegato allo scavo di ghiaia presso la miniera di Piltdown.
Secondo Dawson, gli operai del sito avevano scoperto il teschio poco prima della sua visita e l’avevano fatto a pezzi. Rivisitando il sito durante diverse occasioni, Dawson riferisce di aver trovato frammenti del teschio e di averli consegnati a Sir Arthur Smith Woodward, custode del reparto geologico al British Museum. Fortemente interessato dai ritrovamenti, Woodward ha accompagnato Dawson al sito, dove, tra Giugno e Settembre del 1912, hanno ritrovato insieme più frammenti del teschio e metà della mascella.
I partecipanti al congresso, sono ora in trepidante attesa dell’intervento dello stesso Sir Arthur Smith Woodward, previsto tra circa 30 minuti.
(linea alla pubblicità).
(dal giornale della sera)
Durante il pomeriggio, Sir Arthur Smith Woodward ha annunciato che una ricostruzione dei frammenti è stata già preparata, e indica che il cranio è simile a quello dell’uomo moderno, eccetto per l’occipite (la parte del cranio che poggia sulla colonna spinale) e per le dimensioni del cervello, che erano circa due-terzi di quello dell’uomo moderno. Egli poi ha proseguito indicando che, salvo per la presenza di due molari uguali a quelli umani, la mascella trovata era indistinguibile da quella di un moderno, giovane scimpanzé. Basandosi sulla ricostruzione del cranio fatta dal British Museum, Woodward propone che l’Uomo di Piltdown rappresenta un anello mancante evolutivo tra la scimmia e l’uomo, poiché presenta la combinazione di un cranio uguale a quello umano con una mandibola uguale a quella di una scimmia.
Londra. 1913
Il professor Franz Weidenreich, tedesco di nascita, ma da tempo impegnato al Royal College of Surgeons, era un anatomista. Anzi, era considerato il miglior anatomista dell’epoca. Ora era nel laboratorio, assieme al suo assistente, e guardava il modello di teschio ottenuto con i frammenti trovati da Dawson e ricostruiti da Woodward, e scuoteva il capo: perchè era un altro modello.
Assistente: “Non ci siamo, vero professore?”
Weidenreich: “No non ci siamo. Mi sa che devo mettere in discussione la ricostruzione di Woodward.”
Assistente: “Eppure, le copie dei frammenti… sono uguali a quelle che ha usato Woodward…”
Weidenreich: “Sì, ma… vedi? E’ come un puzzle…”
Assitente: “Sì va bene ma… per un puzzle, tutti i pezzi combaciano solo in un modo…”
Weidenreich: “Purtroppo, non è il nostro caso. Vedi? Anche se questi frammenti hanno tutti forme diverse, permutandoli… ottieni che ci sono due diverse possibilità di farli combaciare alla perfezione. Sì lo so, c’è una probabilità su un miliardo, che questo avvenga.. ma intanto è proprio il caso nostro! E se usiamo questa seconda possibilità di farli combaciare tutti… viene un modello di teschio diversissimo!”
Assistente: “E se invece loro avessero montato bene i pezzi, e noi invece no?”
Weidenreich: “Non c’è modo di saperlo…!”
Assistente: “Ma qualcosa si ottiene…”
Weidenreich: “Certo! Solo che se questo teschio va montato nel modo che abbiamo usato noi… succede che dimensioni del cervello e in altre fattezze rassomiglia all’uomo moderno molto di più di quello di Woodward e Dawson… E’ semplicemente un uomo piuttosto primitivo, non l’anello di congiunzione tra uomo e scimmia!”
Assistente: “E quindi?”
Weidenreich: “Lo studierò ancora, dovessi metterci dieci anni…
Nel 1915, Dawson affermò di aver trovato frammenti di un secondo cranio (Piltdown II) ad un sito a circa due miglia di distanza dai ritrovamenti originali. Da quello che si sa il sito non è mai stato identificato e i ritrovamenti sembrano essere completamente non documentati. Woodward sembra non aver mai visitato il sito.
Studio del professor Weidenreich. 1923
Weidenreich: “Sono passati 10 anni dal ritrovamento, e in 10 anni questo teschio me lo sono studiato da cima a fondo!”
Assistente: “E…?”
Weidenreich: “E confrontandolo con altri reperti… accidenti è complicato!”
Assistente: “Proviamo a tirare le somme, prof.? O ce ne andiamo tutti a cagare?”
Weidenreich: “Allora, se vogliamo fare un rapporto corretto, questi resti consistono di un cranio umano moderno e di una cosa che sembra una mascella di orangutan.”
Assistente: “Perchè una cosa che sembra?”
Weidenreich: “Perchè la forma è identica! Ma l’orangutan ha i denti molto più aguzzi!”
Assistente: “Quindi… diciamo una mascella di orangutan con i denti limati?”
Weidenreich: “Come hai detto???”
Assitente: “Una mascella di orangutan con i denti limati!”
Weidenreich: “Oh porc#@ mi hai fatto venire un’idea!!”
Londra, 1923 (da un giornale dell’epoca)
Scandaloso. Questo è il termine usato dal direttore del British Museum, dopo la lettera inviata al Royal Collage dal noto professor Weidenreich. Nella lettera, il professore ha dichiarato che il teschio dell’uomo di Piltdown sarebbe un falso. Un falso ottenuto giustapponendo un teschio umano ed una mandibola di orangutan al quale sono stati limati i denti e lacerati i canini con estrema precisione.
Lo scandalo non ha travolto il British Museum, da dove gli antropologi fanno notare che anche i denti superiori sono quelli di un orangutan, ma sono attaccati al teschio, e non alla mandibola. Dal Ministero delle Scienze e della Cultura si fa sapere che saranno presi forti provvedimenti disciplinari contro il professor Weidenreich, artefice di una serie di insulti e di accuse di falso nei confronti di una grande scoperta per l’intera umanità.
Pochi mesi dopo, Weidenreich fu dapprima licenziato, poi espulso dalla Gran Bretagna. Non tornò in Germania, e di lui si persero le tracce.
Poi arrivarono gli anni ’30.
Piltdown, 23 luglio 1938
Sir Arthur Keith ha inaugurato oggi un monumento per segnare il sito dove l’Uomo di Piltdown fu trovato da Charles Dawson. Sir Arthur ha finito il suo discorso, dicendo:
“Dove l’uomo sia interessato alla sua lunga storia passata, alle vicissitudini che i nostri precursori attraversarono, e ai diversi destini cui andarono incontro, il nome di Charles Dawson è certamente da ricordare. Facciamo bene a collegare il suo nome a questo pittoresco angolo di Sussex – il luogo del suo ritrovamento. Io oggi ho l’onore di svelare questo monolite dedicato alla sua memoria.”
L’iscrizione sul monolite recita:
Qui nel vecchio fiume di ghiaia Mr Charles Dawson, FSA trovò il cranio fossile dell’Uomo di Piltdown, 1912-1913. La scoperta fu descritta da Mr Charles Dawson e Sir Arthur Smith Woodward sul Quarterly Journal della Geological Society 1913-15.
Il pub lì vicino è stato chiamato The Piltdown Man in onore allo stesso.
Poi scoppiò la guerra, poi successe quel che successe, gli anni ’40, e tutto il resto. La scoperta era oramai passata alla storia, quando….
Oxford University, 1953
In una grande sala, piena di antropologi, archeologi e giornalisti, sta parlando Joseph Weiner, un giovane professore di antropologia alla Oxford University.
Weiner: “Sono stato a Piltdown, ho raccolto meticolosamente le prove, ho intervistato coloro che erano vivi all’epoca, ho rivisto la miniera di ghiaia. Così ora, 41 anni dopo, posso presentare l’argomento dell’Uomo di Piltdown in modo ben argomentato.”
Antropologo in platea: “Vuole dire che ha trovato come mai non si adatta ai sentieri evolutivi scientifici?”
Weiner: “Esatto.”
Giornalista in platea: “Quindi ora… si adatta tutto, ed è chiaro come si sia evoluto l’anello mancante?”
Weiner: “Diciamo di sì…”
Archeologo in platea: “Professore, ci illumini.”
Weiner: “Subito. Allora…”
Attimo di trepidazione in platea.
Weiner: “L’Uomo di Piltdown è un falso.”
La platea è a bocca aperta.
Weiner: “Si tratta di un intelligente inganno di una o più persone indubbiamente esperte della materia. Infatti, a svelare il trucco non è un loro errore, ma solo le incongruenze tra Piltdown ed i fatti accertati dell’evoluzione, ma veniamo al nostro Uomo di Piltdown. Si tratta di un falso composito, metà scimmia e metà uomo. Consiste di un teschio umano di età medioevale, di una mandibola vecchia di 500 anni di un orangutan del Sarawak e di denti fossili di uno scimpanzé.
L’aspetto invecchiato è stato prodotto macchiando le ossa con una soluzione di ferro e con acido cromico. L’esame microscopico ha rivelato le tracce della lima, da cui si deduce che qualcuno aveva limato i denti sino a dar loro una forma più adatta a quella che era la dieta umana.
Il problema principale nell’accettare le prove fabbricate, è che la mandibola animale con i suoi denti canini (lacerati con precisione) sono stati adattati al teschio umano dove i denti sono stati modificati da un milione di anni d’alimentazione differente, sino a ricoprire con uno strato uniforme i denti molari. Le mascelle umane sono capaci di un considerevole movimento “da lato a lato” (come si vede negli erbivori ruminanti) che necessita di una differente sorta di giuntura della mascella.
Per il falsario, l’area dove la mascella si univa al cranio aveva presentato problemi superati con il semplice stratagemma di spezzare i terminali della mascella. I denti canini nella stessa erano poi stati limati per farli corrispondere. Molti anni fa, il professor Franz Weidenreich aveva osservato che la cuspide di uno dei molari aveva un angolo molto diverso da quello dell’altro dente. Fu preso per pazzo e allontanato dalla comunità scientifica. Un esame più accurato che ho condotto al microscopio rivela le tracce di fresatura, e da questo si evince che la fresatura aveva avuto lo scopo di alterare la forma dei denti, che nella scimmia è molto diversa da quella dei denti umani.
La platea rimase sbigottita.
La sera, il professor Weiner era a casa, nel suo studio.
Stava seduto e pensava: “Il colpo di genio del falsario è stato quello di aver offerto ad alcuni degli esperti, come Dawson e quell’altro, esattamente quello che volevano: una prova convincente che l’evoluzione umana era guidata dal cervello. A quell’epoca, un terreno di vivace disputa fra gli antropologi era infatti se si fosse prima evoluto il cervello umano, determinando le caratteristiche al contorno, o se lo sviluppo del cervello umano fosse stato effetto e non causa di altre trasformazioni fisiche. Poi ovviamente…”
Fu interrotto dal bussare alla porta.
Weiner: “Avanti!”
Entro la cameriera.
Weiner: “Sì?”
Cameriera: “Professore, è arrivato questo telegramma.
Weiner: “Grazie.
Senza attendere che la cameriera uscisse, Weiner aprì il telegramma e lo lesse d’un fiato.
La ringrazio per avermi finalmente riabilitato la faccia e il culo, però accidenti, andate un po’ a cagare: ci avete messo 30 anni per capire che non dicevo stronzate!
Firmato Franz Weidenreich
P.S.: Io non ce l’avevo il microscopio all’epoca, eppure lo dicevo che era un falso!

25 ottobre 2011

I grandi eventi Marvel: 1 - Galactus saga (Fantastic Four #48-#50, 1966)


Premessa
Messi in fila nelle scorse settimane un po' di personaggi DC e Marvel, ho pensato fosse arrivato il momento di dare un occhio a qualche arco narrativo storico delle due case editrici ammeregane. Partiamo quindi con un classico fra i classici, la prima apparizione di Galactus nei Fantastici Quattro di Stan Lee e Jack Kirby.

Trama
Galactus, divoratore di pianeti, arriva sulla Terra con lo scopo di papparsela (il tutto tramite una complicata serie di ammenicoli meccanici superbamente ingarbugliati disegnati da Kirby). Il compito di smazzolarlo tocca ai Fantastici Quattro (Reed "Mr. Fantastic" Richards, l'uomo che si allunga a piacere; Susan "The Invisible Woman" Storm, la donna tappezzeria; Johnny "The Human Torch" Storm, il ragazzo che si infiamma facilmente; Ben "The Thing" Grimm, riconoscibile dal suo grido di battaglia "Pietra portentosa, divento la Cosa!" (no, ok, in realtà urla "It's clobbering time!", ma non ho saputo resistere alla tentazione della citazione amarcord post-pop alternativa)), aiutati da Uatu il Guardone (un super essere alieno che registra passivamente (oddio, non sempre) tutto quello che accade sul pianeta) e da Silver Surfer (un ex componente dei Rockets che si è dato al surf cosmico e alla piaggeria nei confronti di Galactus).

Giudizio sintetico
Una saga baldanzosa, straripante imponenza visiva e gagliardezza di temi e d'azioni. Johnny che si fa letteralmente un viaggio cosmico aiutato da Uatu è uno dei momenti fumettistici pre-anni 70 più lisergici della storia dei comics; Silver Surfer che sbarella ganzo sulle correnti stellari è buon secondo; Galactus, poi, una sorta di incarnazione della bulimia termodinamica dell'universo, è una trovata che vale due Morrison.

Son cose
Tutte le tavole di Kirby, in uno dei suoi massimi momenti di gloria e potenza, sono una delizia per gli occhi: fra scene spaziali, astronavi astruse, collage fotocopiati direttamente sulla tavola, cazzottoni e raggi energetici, si ha qui l'esempio perfetto del perché ancora oggi sia considerato il Re (e chissenefrega se le proporzioni di Galactus cambiano ogni due vignette). Ogni tavola è un piacere geometrico da scrutare in ogni minimo dettaglio e linea cinetica, e la composizione di gruppi e personaggi sfonda la pagina in ogni occasione.

Saltano agli occhi
-la muffosa verbosità dell'epoca;
-la strepitosa sovrabbondanza di idee buttate sul piatto: in soli tre numeri (e neppure interi: metà del 48 è dedicata alla fine di un arco narrativo con gli Inhumans; una manciata di pagine del 50 serve a introdurre la successiva storyline) vengono introdotti due personaggi di importanza cosmica, si esplorano pienamente le fragili dinamiche matrimoniali fra Reed e Susan (altro che i sette numeri di Civil War più gli otto numeri di tie-in dei Fantastic Four), e si trattano temi e concetti assolutamente non banali.

Prossimo evento
The Kree-Skrull War

18 ottobre 2011

La storia di Batman

Dopo aver trattato di Catwoman pareva brutto far finta di niente e passare a qualche altro personaggio, ignorando l’ombra pipistrellesca che s’era stagliata nel post della scorsa settimana, e quindi eccoci a parlare di uno dei più grandi personaggi a fumetti di tutti i tempi, ovvero Batman, al secolo Bruce Wayne.

Conosciuto anche come il Cavaliere Oscuro e il Crociato Mascherato, Batman fa parte di quella ristrettissima cerchia di supereroi fumettistici che sono stati in grado di sfondare il proprio campo d’origine per andare a occupare una postazione fissa nell’immaginario collettivo contemporaneo (impresa che è riuscita, oltre che a Batman, a Superman e all’Uomo Ragno, e forse a pochi altri).

Creato da Bob Kane e Bill Finger nel 1939, Batman inizia la sua carriera come un vigilante mascherato che non si fa troppi problemi a farsi giustizia da sé, perseguitando e a volte uccidendo i criminali che ha deciso di prendere di mira. Visto l’immediato successo del personaggio, che da subito ottiene volumi di vendita paragonabili all’altrettanto celebre Superman e che in origine si presenta come un pastiche di diverse figure tratte dai fumetti e dalle riviste pulp più in voga dell’epoca (come ad esempio Doc Savage, Phantom e Spider), la National Publications (casa editrice che sarebbe poi diventata la DC Comics) decide di sviluppare meglio il supereroe, dotandolo di un’origine e di alcune linee guida precise. È così che Kane e Finger compongono un ritratto di base che sarà poi ripreso in maniera pressoché invariata da tutti i disegnatori e gli sceneggiatori successivi, come un vero e proprio mito di fondazione. Mito che, più o meno, fa così: di ritorno da una serata al cinema, l’allegra famiglia Wayne (il padre Thomas, medico e lungimirante speculatore edilizio, la madre Martha e il piccolo Bruce) imbocca a dir poco prudentemente una via denominata Vicolo del Crimine (Crime Alley in originale - poi dice che uno se le cerca), e si imbatte in un maldestro criminale che finisce con l’uccidere a pistolettate Thomas e Martha. Traumatizzato dall’evento, Bruce giura di vendicarsi e di eradicare tutta la criminalità di Gotham (città che rappresenta una sorta di allegoria a tinte fosche di New York), dedicando così la propria giovinezza allo studio e all’esercizio fisico, seguito dal fedele maggiordomo Alfred Pennyworth e con le spalle coperte dalle ricchezze e dalle imprese lasciategli in eredità dal padre. Passati alcuni anni, Bruce si sente pronto per scendere nelle strade, e un pipistrello che gli entra in casa dalla finestra lo ispira per il costume da indossare (e meno male che non gli è entrata una cavalletta).

Il canone batmaniano (ovvero quella serie di fatti che sono considerati più o meno come fissi e immutabili non solo dai fan, ma anche dagli autori e dalla DC comics stessa, e che resistono a tutte le modificazioni retroattive e ai reboot del personaggio) conta pochissimi altri episodi certi: l’arrivo a casa Wayne dell’orfano acrobata Dick Grayson (il primo Robin), l’amicizia con il commissario Jim Gordon, la sconfitta con annessa frattura della colonna vertebrale subita per mano di Bane, e lo status di miglior detective del mondo si possono considerare fra questi.

Forse non tutti sanno che...

-potrebbe apparire cosa ovvia, ma come ogni dettaglio del genere tende a essere dimenticato o sorvolato con facilità: Batman è uno dei pochissimi supereroi a non disporre di alcun superpotere. Bruce è sì un essere umano perfettamente allenato e di ottimo ingegno, ma può contare solo sulle proprie capacità, e sulla propria ricchezza, per affrontare nemici in grado di mettere in difficoltà lo stesso Superman. Fra i fan si dice che il potere di Batman sia in realtà il prep-time, ovvero la cura e la preparazione fisica e mentale che Batman mette nell’affrontare ogni ostacolo, pianificando in anticipo ogni possibile mossa dei propri antagonisti;

- dopo i primissimi numeri in cui ogni tanto apriva il fuoco senza troppi problemi sui criminali che combatteva, Batman ha sempre seguito una rigorosa politica anti-arma da fuoco. L’unica eccezione, in più di sessant’anni di carriera, è stato un colpo sparato con una pistola aliena, effettuato per fermare un cattivone semi-divino, DarkSeid, durante gli eventi di Final Crisis.

-la posizione di Robin è stata occupata, nel corso degli anni, da diversi personaggi: il primo, storico Robin è stato Dick Grayson, poi cresciuto e messosi in proprio con l’alias Nightwing; il secondo è stato Jason Todd, un altro orfanello dalle tendenze decisamente teppistiche, ucciso a sprangate dal Joker alla fine di un arco narrativo nel quale la DC aveva indetto una votazione fra i lettori per decidere delle sorti dello stesso Jason (il personaggio è stato poi fatto ritornare in vita una manciata di anni fa, giustamente invelenito per la sorte toccatagli); il terzo è stato Tim Drake, altro orfano ufficialmente adottato da Bruce; l’attuale Robin è Damian Wayne, figlio biologico di Bruce, concepito in seguito alla relazione avuta con Talia al Ghul (la figlia di Ra’s al Ghul, uno dei cattivoni storici dell’uomo pipistrello), e che ha ovviamente passato la propria infanzia ad essere allenato da una felice combriccola denominata la Lega degli Assassini.

-l’omosessualità, latente o meno, percepita nel legame fra Batman e Robin costituisce uno degli elementi fondamentali sui quali si basano le accuse di corruzione della moralità dei bambini e degli adolescenti mosse dallo psichiatra Fredric Wertham ne “La seduzione dell’innocente”, edito nel 1954. La pubblicazione, che ebbe un’enorme risonanza negli Stati Uniti dell’epoca, portò il Congresso ad aprire un’inchiesta sull’industria del fumetto, che si concluse da una parte con un drammatico crollo delle vendite di quasi tutte le testate in circolazione, e dell’altra con l’autoistituzione, da parte delle case editrici americane, del già citato organo di autocensura Comics Code Authority;

-fra le ultime imprese compiute da Bruce Wayne, a parte la solita morte con resurrezione dilazionata nel tempo e in vari mondi paralleli, di notevole c’è l’istituzione dell’impresa Batman Inc., un vero e proprio franchise delle tecniche e dei costumi batmaniani da diffondere in ogni stato del mondo (una sorta di McDonald della lotta al crimine).

13 ottobre 2011

Chatbot che imparano: il learning

Nei sistemi basati sul AIML ci sono due approcci differenti alla creazione di nuova conoscenza. Il primo modo è anticipativo: il botmaster inserisce nell'insieme di conoscenze tutte le coppie (stimolo, risposta) che secondo lui saranno usate durante il funzionamento. Questo tipo di approccio si basa fortemente sugli studi statistici effettuati. Il secondo modo invece è posticipato: il botmaster esamina il log dei dialoghi, individua le situazioni in cui il software non è stato in grado di produrre risposte adeguate ed inserisce le opportune coppie (stimolo, risposta) che permetteranno al software di rispondere in maniera adeguata al lancio successivo; questo secondo approccio è scientificamente giustificato dal fatto che le frasi dette durante un dialogo sono distribuite secondo una curva Zipf. Non è previsto nessun meccanismo di learning automatico.
La principale innovazione presentata dal sistema ILN è la possibilità di inserire nuova conoscenza da parte di tutti e non del solo botmaster.
Sono attualmente salvaguardati due sistemi già messi a punto mediante AIML, ad essi si aggiunge un terzo sistema, mediante il quale chiunque dialoga con un'istanza di un ILN può inserire nuova conoscenza al file specifico di quell'istanza, non al file base comune a tutti; in pratica chiunque durante un dialogo può contribuire a far evolvere la personalità dell'istanza con la quale interagisce.
Al momento è in fase di analisi un meccanismo automatico di autolearning da parte degli ILN.

Turing non ha lasciato molti esempi circa il tipo di conversazione che la sua macchina avrebbe dovuto produrre. Un dialogo apparso nel suo testo del 1950 indica che lui pensava ad una macchina in grado di parlare, fare calcoli, giocare a scacchi:

  • C: Please write me a sonnet on the subject of the Forth Bridge.
  • R: Count me out on this one. I never could write poetry.
  • C: Add 34957 to 70764.
  • R: (Pause about 30 seconds and then gives as answer) 105621
  • C: Do you play chess?
  • R: Yes.
  • C: I have K at my K1, and no other pieces. You have only
  • R at K6 and R at R1. It is your move. What do you play?
  • C: (After a pause of 15 seconds) R-R8 Mate.

Un'attenta lettura di questo dialogo suggerisce che Turing potesse avere in mente qualcosa di simile a quanto reso possibile sia dai sistemi AIML sia dai sistemi ILN (come nel caso della prima battuta).
Nel secondo caso, il software fornisce una risposta errata, visto che quella corretta è 105721. Perchè Turing, un matematico, ha fatto dare alla sua macchina una risposta errata su una semplice addizione? Secondo alcuni, come ad esempio Wallace, l'autore di A.L.I.C.E., per dare una maggiore apparenza "umana" al programma.
La terza domanda è un esempio di quesito riguardante un finale di scacchi. I finali non sono problemi di scacchi come quelli generali, poichè spesso possono essere risolti mediante tabelle, piuttosto che con gli algoritmi di ricerca e analisi ordinari. In più, è dimostrato come i finali di scacchi possibili seguano una distribuzione Zipf. Certamente è possibile interfacciare un sistema AIML a molti programmi di scacchi.
Molti ricercatori ritengono che Turing avesse in mente una "general purpose learning machine", quando ha descritto il suo OIG, eppure dai suoi esempi sembra che pensasse a qualcosa di più semplice, come gli attuali sistemi AIML e ILN.
Consideriamo le proprietà di un ipotetico computer che gioca il ruolo del giocatore (A) nel OIG. Turing suggerisce una strategia di depistaggio per (A), uomo o macchina che sia. Se gli viene chiesto: "Are you a man or a woman?", (A) dovrebbe rispondere "I am a woman." Se invece viene chiesto ad (A): "Are you a man or a machine?"... Turing non menziona questo caso ma presumibilmente la macchina dovrebbe rispondere come un uomo che mente, quindi dovrebbe rispondere "machine".

Effettivamente al momento non c'è molta "comprensione" del linguaggio naturale, ma viene piuttosto creata l'illusione della comprensione, attraverso risposte "credibili", anche se non sempre vere. Questa strategia è attualmente la più importante nello sviluppo di dispositivi per OIG.
Tale capacità, quella cioè di "agire" intelligentemente, evidenzia una profonda differenza tra le comunicazioni umane ed aritificiali. Normalmente, tendiamo a pensare alle risposte di un computer come rapide, accurate, concise e sempre precise. La comunicazione umana invece è lenta, con errori, spesso ridondante e volte con bugie. Implementando il software proprio in questo secondo modo, si realizza l'illusione di una comunicazione "umana".

Bibliografia

  • Loebner, Hugh “Reflections on the Loebner Competition,” DARTMOUTH 2000
  • Sterrett, Susan “Turing’s Two Tests for Intelligence,” DARTMOUTH 2000
  • Turing, Alan M. “Computing Machinery and Intelligence,” MIND vol. LIX, 1950.
  • Weizenbaum, Joseph “ELIZA—A Computer Program for the Study of Naturaanguage Communication between Man and Machine,” Communications of the ACM, Vol. 9. No. 1 (January 1966)

11 ottobre 2011

La storia di Catwoman

Visto che la volta scorsa abbiamo parlato di Wonder Woman, continuiamo a restare in casa DC e diamo un’occhiata a un altro personaggio femminile, che però, a differenza di Diana Prince, occupa una posizione moralmente più ambigua e sfumata nel pantheon della casa editrice statunitense.

Personaggio batmaniano fra i più antichi, ideato dagli stessi creatori dell’uomo pipistrello, Bob Kane e Bill Finger (che volevano un contrappeso femminile a Batman), Catwoman divide la propria carriera fra l’essere una ladra dalle grandi capacità e l’aiutare più volte gli eroi DC, il tutto coronato da un rapporto di amore e odio con Bruce Wayne (che in diverse occasioni arriva addirittura a salvare).

Come tutti i personaggi nati negli anni '40, soffre di una certa convoluzione arzigogolata della propria storia d’origine, dovuta alle incessanti rinarrazioni modificate del proprio passato da parte di ogni sceneggiatore che l’ha utilizzata, a vario titolo, nelle storie di Batman. Inizialmente Selina Kyle (questo il suo vero nome) pare essere una hostess che ha perso la memoria durante un incidente aereo; poi salta fuori che era tutta una commedia di facciata, e la nuova versione la vuole come una giovane donna divorziata che, nel recuperare i propri gioielli nascosti dal marito fedifrago, scopre il piacere del crimine. Viene quindi rivelato che pure questa era, più o meno, una balla orchestrata dalla stessa Selina; un riaggiornamento del personaggio la rende un’orfana che si unisce a una banda di zingari, dai quali impara tutte le proprie arti criminali. Arriva poi a metà anni 80 quel bel tomo del Frank Miller (autore, fra le altre cose, di 300 e del Goddamn Batman) che la ridipinge come una prostituta, la quale, per liberarsi dal proprio pappone, s’istruisce nelle arti marziali. Questa origine è stata quasi subito modificata (Selina in realtà faceva solo finta di essere una prostituta, per adescare qualche frolloccone e quindi gabbarlo), per arrivare all’attuale versione, quella del reboot avvenuto a inizio settembre di quest’anno, sulla quale però non si sa ancora molto (tranne il fatto che lei e Batman se la spassino fra loro).

Forse non tutti sanno che…
-Catwoman è stata, fra le altre cose, una gatta mannara (nella stessa storia in cui Batman, per salvare Gotham City da Dracula, diventa un vampiro) (il tutto avviene ovviamente su di una terra parallela, la Terra 43);

-a causa del Comics Code Authority (un organismo di auto-censura messo in piedi dagli editori di fumetti negli anni 50, in seguito a una crescente atmosfera di disapprovazione nei confronti del medium da parte dell’opinione pubblica), secondo il quale le donne non potevano essere rappresentate come personaggi di malaffare, Selina letteralmente scompare dai fumetti di Batman dal 1954 al 1966;

-Selina ha una sorella che viene spesso usata dai suoi nemici come strumento per tenerla in scacco. Per dirne una: Black Mask (nemico comune a lei e a Batman), per fare uscire Catwoman allo scoperto rapisce questa sorella e le fa mangiare, inconsapevole, gli occhi del proprio marito, accuratamente trapanati in precedenza dal cattivone stesso. La sorella, va da sè, esce di senno (giusto un poco);

-la Catwoman di Terra 2 (l’universo parallelo nel quale vivono i personaggi DC degli anni '40) ad un certo punto si redime completamente e sposa Bruce Wayne, con il quale dà alla luce una bambina di nome Helena; recentemente anche sulla Terra 1 pre-reboot Catwoman aveva partorito una bambina di nome Helena, di cui però non si conosceva il padre (anche se Batman pareva comunque molto interessato alle sorti della bimba).

6 ottobre 2011

Rappresentazione della conoscenza nei chatbot

Con la nascita del Web, i chatbot di cui abbiamo parlato negli scorsi post sono stati usati a fini statistici per studi sul linguaggio naturale.
Molti sperimentatori hanno notato che, dato un fissato sito internet, la distribuzione delle richieste dei diversi files presenti non è uniforme. Indicando con x un arbitrario documento e con y il numero degli accessi a quel documento, la distribuzione delle richieste tende nel tempo alla curva y=1/x. Se questa curva viene tracciata su scala logaritmica su entrambi gli assi, è una retta con coefficiente angolare -1, cioè una distribuzione Zipf.
Come già accennato in precedenza, la Zipf è anche la distribuzione probabilistica dei linguaggi naturali. Se un linguaggio avesse tutte parole la cui occorrenza nelle frasi è equiprobabile, allora la distribuzione delle parole sarebbe una linea retta orizzontale, in realtà quello che si osserva è che ogni lingua ha parole più probabili e parole meno probabili, e la distribuzione è una Zipf.
La comparsa del web nel 1994 ha dato per la prima volta la possibilità di condurre esperimenti di intelligenza artificiale su milioni di clients; i precedenti esperimenti, tra cui anche ELIZA, usavano protocolli come il telnet, ma il web ha dato la possibilità di collezionare dati su una scala precedentemente inimmaginabile.
A differenza di ELIZA, scritto interamente il LISP, i progetti della famiglia di A.L.I.C.E. presentano tutti doppie realizzazioni in Java e in C/C++ con queste ultime usate mediante CGI nelle interfacce web. Inoltre tali progetti si avvalgono di un particolare XML realizzato ad hoc, chiamato AIML (Artificial Intelligence Markup Language) con il quale si implementa la personalità dell'entità.
Il progetto ILN (Interprete di linguaggio naturale), invece ha attualmente un'implementazione in Java e - per scelta implementativa - non si avvale di nessun XML o linguaggio di scripting di supporto, il progetto infatti intende dimostrare, tra le altre cose, anche la non necessità di nessuna struttura di scripting: tutta la definizione della personalità e della conoscenza dell'entità avviene mediante semplici files di testo.
Storicamente, ILN nasce nel marzo 2002 come semplice client telnet, poi nel maggio 2002, al fine di permettere il colloquio con più client in contemporanea, è stata implementata l'interfaccia IRC, attualmente è in fase di sviluppo e test una versione per la chat di Facebook. Anche la caratteristica di poter dialogare cohttp://www.blogger.com/img/blank.gifn più client contemporaneamente è unica, cioè non risulta implementata negli altri progetti come A.L.I.C.E. ed Ella.

ELIZA non prevedeva alcuna rappresentazione di conoscenza.
Nei sistemi della famiglia di A.L.I.C.E., tutta la conoscenza è inserita mediante AIML. L'unità di base di conoscenza viene chiamata "categoria". Una categoria è una coppia ordinata formata da un input e da un output. Ogni categoria può opzionalmente appartenere ad un "contesto". L'input (che spesso è una domanda) viene detto pattern, o anche stimolo la risposta viene detta template.
Non intendiamo addentrarci nei dettagli dell'AIML, rinviando i lettori interessati al manuale AIML.
L'AIML permette di usare due wildcards ("_" e "*") nei pattern, i caratteri sono case insensitive. I template sono le risposte da dare in corrispondenza dei pattern.
Il sistema ILN non fa uso di AIML.
Durante l'implementazione di ILN, si è preferito organizzare la conoscenza in semplici file ascii, ottenendo alla fine performance consistenti con quelle dei sistemi basati su AIML. L'unica limitazione di ILN rispetto ai sistemi AIML è al momento quello della mancanza di wildcards.
La conoscenza in ILN è implementata come segue.
Ogni elemento di conoscenza è una coppia ordinata (r,s) dove r è la risposta allo stimolo ed s è lo stimolo stesso. r ed s possono essere formati da tutti i caratteri alfanumerici con la sola limitazione:

lunghezza(r) + lunghezza(s) < 65535

A livello implementativo, ogni elemento di conoscenza è scritto su una riga, l'elemento separatore tra stimolo e risposta è la sequenza di caratteri " --- ". Di conseguenza, ogni riga ha la forma:

risposta allo stimolo --- stimolo

Possono esistere anche più risposte in corrispondenza di uno stesso stimolo:

risposta 1 allo stimolo --- stimolo

risposta 2 allo stimolo --- stimolo

...

risposta n allo stimolo --- stimolo

In tal caso la risposta che verrà effettivamente data durante un dialogo viene selezionata casualmente al momento dell'esecuzione; di conseguenza, sottoponendo due volte lo stesso stimolo, si possono ottenere risposte differenti.
Tutti gli elementi di conoscenza sono organizzati in due file. Un primo file, chiamato base viene caricato ad ogni esecuzione di un qualunque ILN, di conseguenza, gli elementi di conoscenza presenti nel file base sono comuni a tutti gli ILN. Un secondo file, il cui nome varia da ILN a ILN, viene caricato al momento dell'esecuzione di una particolare istanza di ILN, di conseguenza, ILN diversi avranno il secondo file diverso. Tale secondo file contiene gli elementi di conoscenza che servono a fissare gusti e personalità di un particolare personaggio realizzato mediante ILN. E' possibile realizzare nuove personalità semplicemente costruendo una nuova istanza di questo secondo file e modificando le risposte ai diversi stimoli.
Con l'AIML si implementa la ricorsione mediante un apposito tag. Anche con ILN è possibile la ricorsione all'interno della base di conoscenza.
La ricorsione viene usata per molteplici scopi, nel settore dell'intelligenza artificiale, all'interno del sistema ILN viene usata in particolare per:

Symbolic Reduction: una frase grammaticalmente complessa viene ridotta ad una frase più semplice.
Mappatura dei sinonimi: per ottenere la stessa risposta ad input che dicono la stessa cosa ma con parole diverse.
Correzione di errori di ortografia o di digitazione nello stimolo.
Una qualunque combinazione dei tre casi precedenti.

La ricorsione viene implementata mediante la sequenza di caratteri "REC" posizionata in testa ad una riga; la sintassi di REC è:

REC stimolo al quale rivolgersi --- stimolo

Se c'è una riga del tipo:

risposta --- stimolo uno

si può forzare la stessa risposta anche ad un nuovo stimolo inserendo una riga come la seguente:

REC stimolo uno --- stimolo due

Il rischio nell'uso della ricorsione è che essa permette di cadere in errori durante la costruzione di una personalità che possono generare dei loop, per cui è necessario fare attenzione ad evitare di inserire righe come le seguenti:

REC stimolo uno --- stimolo due
REC stimolo due --- stimolo uno

Symbolic Reduction
Per Symbolic reduction si intende il processo di semplificazione di forme grammaticali complesse in forme più semplici. Si tratta di un processo che a livello subconscio viene eseguito costantemente dal cervello umano; per esempio se qualcuno chiede ad una persona "chi è Socrate?" ottiene in generale la stessa risposta all'eventuale domanda: "conosci chi fu Socrate?", questo avviene perchè il nostro cervello effettua una riduzione da un'espressione più complicata ad una più semplice, riconoscendo che si tratta di frasi che presentano gli stessi contenuti. La riduzione simbolica può essere realizzata in un ILN senza lavorare a livello di codice, ma semplicemente inserendo nel file di conoscenza una riga del tipo:

REC espressione semplice --- espressione complessa

Nel caso del nostro esempio:

REC conosci chi fu Socrate --- chi è Socrate

Correzione errori
L'errore più comune di chi dialoga con un ILN è il commettere errori di digitazione, cosa frequente in una chat, ad esempio al posto di "ciao" l'utente digita spesso "cia".
Un piccolo numero di errori di questo tipo può essere corretto a livello di ricorsione nelle righe di conoscenza, ad esempio:

REC ciao --- cia

In certi casi è possibile anche fare in modo che sia l'ILN a correggere l'utente.
I sistemi AIML supportano anche un complesso sistema per il calcolo dei predicati unari. Tale meccanismo negli ILN è ancora in fase di analisi e sviluppo.

4 ottobre 2011

La storia di Wonder Woman

Dopo un paio di post dedicati agli eroi Marvel, torniamo questa settimana in casa DC parlando di Wonder Woman, al secolo Diana Prince (astutissimo gioco onomastico che dovrebbe trasporre il titolo completo del personaggio, Princess Diana of Themyscira, in un nome da comuni mortali).

La storia di Wonder Woman, che assieme a Superman e Batman va a comporre una sorta di trinità classica nel pantheon degli eroi DC (dal momento che assieme a questi due è l’unico altro personaggio a poter vantare di essere pubblicato ininterrottamente dall’inizio degli anni ‘40), ha subìto una quantità di modifiche e convoluzioni che nulla ha da invidiare a quella delle sue controparti maschili. Creata nel 1941 dallo psicologo e inventore William Moulton Marston, che la propone da subito come una figura dalle forti connotazioni femministe, Diana è la principessa delle Amazzoni. L’antico popolo greco se ne vive per i fatti propri su Paradise Island (poi ridenominata Themyscira – si tratta di un’isola segreta sulla quale le Amazzoni si sono ritirate dopo essere state sconfitte da Ercole), fino a che, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, Steve Trevor, pilota e agente segreto, vi precipita sopra con il proprio aereo. Diana salva Steve (e ovviamente se ne innamora) e decide di riportarlo negli Stati Uniti, dove potrà dare il proprio contributo per sconfiggere la Germania nazista e, in seguito, salvare diverse volte gli Stati Uniti e il mondo dalla più svariata serie di minacce – non senza assumere una identità segreta, ça va sans dire: la svenevole e affabile crocerossina Diana Price. Da lì in poi è il solito tran tran supereroistico: Diana deve affrontare non solo una schiera di nemici sempre più bizzarri e sempre più dediti al bondage, ma anche gli equivoci e i problemi causati dalla doppia vita, gli struggimenti d’amore per Steve (che muore e viene resuscitato almeno un paio di volte), la perdita dei poteri (compensati da un tenace addestramento nelle arti marziali), la comparsa, a vario titolo, di tutti gli dei greci, e, negli ultimi anni, le Amazzoni stesse, che decidono di portar guerra al resto del mondo.

Forse non tutti sanno che…
-William Moulton Marston è considerato l’inventore del poligrafo (la macchina della verità). Non solo: acceso femminista, viveva assieme alla moglie Elizabeth Holloway e a tale Olive Byrne in una relazione poliamorosa reciprocamente consensuale.

-negli anni ‘60 Diana, sull’esempio di Batman, prende sotto la propria protezione un’orfanella, Donna Troy, e la dota dei poteri delle Amazzoni. Donna è stata, fino a qualche tempo fa, l’unico personaggio DC a essere cosciente della Crisi sulle Terre Infinite di metà anni 80 (un mega-evento narrativo-editoriale con il quale si decise di fare pulizia nelle infinite trame che si erano accumulate nel corso degli anni, distruggendo tutti gli universi paralleli creati nel tempo e lasciandone solo uno principale) (ironia della sorte, questa decisione fu poi rivista, tanto che prima del recente reboot di inizio settembre di quest’anno si era tornati a contare l’esistenza di almeno 52 universi paralleli).

-fra le armi usate dalle Amazzoni, nel loro tentativo di invasione del resto della Terra ci sono state… le api.

-il maestro di arti marziali cinese che ha aiutato Diana nel periodo in cui aveva perso i poteri, si chiama I-Ching. Una roba che neanche Philip K. Dick.

-dicevo del bondage: nei primi vent’anni di carriera, una volta su due Diana finisce prima o poi legata come un salame per terra, o a un palo, o a qualche razzo.

-l’arma preferita di Wonder Woman è il lazo della verità, una corda indistruttibile che costringe a dire la verità chiunque ne sia imprigionato (aridaje col bondage). L’unico essere che è stato in grado di spezzarlo è stato Bizarro, un clone inverso di Superman.