10 novembre 2011

Attraverso l'oceano

Siamo a Fatu Hiva, la più meridionale delle Isole Marchesi, in Polinesia, un posto selvaggio e meraviglioso, e siamo nel 1936.
Sotto una veranda fatta di giunco e bambu, siedono due uomini, intenti a sorseggiare un thè.
Non sono uomini famosi, ma uno di loro, il più giovane, un giorno lo sarà. Uno si chiama Henry Lie, ed è un vecchio scienziato norvegese che nella vita non ha avuto molta fortuna, perchè non si è mai venduto a nessuno, finchè un bel giorno, attorno al 1906, decise di mollare tutto ed andarsene a vivere con la moglie a Fatu Hiva, lontano dalla civiltà, dalla politica, e da tutto il resto.

Henry ha deciso che vuole passare gli anni di vecchiaia studiando e indagando su una sola cosa: siccome Fatu Hiva è a sei ore di piroga dall’isola più vicina, e tutte le Isole Marchesi sono a 1000 miglia di distanza da ogni altra terra, come è possibile che sull’isola ci siano degli animali? Da dove sono arrivati?
Di fronte a lui c’è invece un uomo che passerà alla storia come un genio. E’ l’antropologo ed esploratore, nonchè futuro regista cinematografico, Thor Heyerdahl, anche lui norvegese, che però in quel momento non è ancora famoso, ma è un 22enne neolaureato che ha in testa delle strane teorie. Ed è la sua storia, che vorrei raccontare oggi.

I due sorseggiano il thè con una calma tipicamente norvegese, e Thor come tutti i giovani è ansioso di conoscere le opinioni del vecchio ed esperto collega.
Thor: “Vedi Henry, tu cerchi di capire ‘sta storia degli animali… ma a me interessa capire come l’uomo sia arrivato qui…”
Henry: “Ma daiiii, l’uomo fa una cosa in più rispetto agli animali: naviga! E navigava anche in epoca preistorica…!”
Thor: “Non basta… e da dove sarebbero arrivati qui, con delle zattere preistoriche?”
Henry: “Da quanto tempo sei qui?”
Thor: “Beh, da un anno quasi… ed io e mia moglie Liv stiamo facendo praticamente la vita dei neolitici… le uniche imbarcazioni sono piccole zattere, e con quelle non si va da nessuna parte, nel Pacifico”.
Henry: “La sai la storia di Taori?”
Thor: “Chi è Taori?”
Henry: “Un vecchio indigeno dell’isola…”
Thor: “Che storia è?”
Henry: “Racconta delle leggende, che parlano di uomini antichi venuti qui con zattere e piroghe…”
Thor: “Uhm… dall’Asia, forse?”
Henry: “Sei giovane, ragazzo mio… Ricordi le statue di pietra che sono qui sull’isola, in fondo a sinistra?”
Thor: “Certo! Le conosco bene! Le studio…”
Henry: “Beh guarda… Io ne ho viste di forma simile…”
Thor: “Dove? In Melanesia? In Nuova Zelanda?”
Henry: “Ma no!! In Colombia!!”
Thor: “Ma che dici?? E come ci sono venuti dalla Colombia alla Polinesia? Con un volo charter o con un low cost? Ma insomma….”
Henry: “Fai una cosa: vai in fondo a sinistra, come se volessi andare al cesso poi però prosegui diritto, e vai fino alle statue. Guardale bene, poi… senza fumare marijuana, vai a vedere quelle in Colombia…”
Thor: “Ma anche se fosse? Come diavolo si poteva arrivare dal Sud America a qui in epoca preistorica, con imbarcazioni di fortuna? Sono migliaia di miglia in pieno Pacifico…”
Henry: “Pensaci, ragazzo mio… Pensaci…”

Poco tempo dopo, Henry Lie muore serenamente di vecchiaia, sempre sull’isola, e Thor decide di ripartire verso l’Asia.
Ovviamente non è convinto dell’idea di Henry, e crede che l’unico modo affinchè degli uomini primitivi possano arrivare in Polinesia sia partendo dall’Asia. Pertanto, si mette a fare ricerche antropologiche nel sud-est asiatico, finalizzate a dimostrare i contatti tra civiltà asiatiche e polinesiane.
Fallisce.
Non solo perchè non trova contatti, ma perchè più va indietro nel tempo nell’archeologia, e più trova similitudini tra civiltà locali, soprattutto delle isole, e tracce di tipo nordamericano. Durante la seconda guerra mondiale, elabora una prima ipotesi di origine “americana” delle popolazioni polinesiane.
E qui viene il bello…

Un bel giorno, Thor è alle Isole Pitcairn, al centro del Pacifico meridionale, e mentre esplora una grotta, trova un’incisione che lo fa traslarire. Immediatamente corre via, e va a cercare il suo collega e compagno di avventura Sven.

Thor: “Sven! Sveeeennn! Brutto figlio di ********!!! Sven! Dove cazzarola stai?”
Sven: “Gran rompicoglioni! Sono dietro l’albero a fingere che sia un comodo cesso d’albergo 5 stelle! Che vuoi?”
Thor: “Sven! Vieni a vedere cosa ho trovato nella grotta!”
Sven: “Aspetta che è finita la carta igienica, e devo trovare delle foglie che non siano ortiche! Intanto mi dici di che si tratta?”
Thor: “Ho trovato l’incisione! Una barca!!”
Sven: “Una barca? In un’incisione rupestre? Ma a chi vuoi darla a bere! Guarda che sono archeologo anche io! La navigazione per barche è arrivata dopo l’invenzione dei supporti di scrittura!”
Thor: “Sì certo, sì sì è una zattera, non una barca…”
Sven: “E che te ne fai? Ci andavano a pesca nei dintorni.”
Thor: “Sven… credo che invece ho avuto l’illuminazione.. credo di capire come era stata progettata…”
Sven: “Aspetta che tiro su i pantaloni e parliamo, ma sappi che mi sembra una follia, quel che stai pensando…”

Thor mette in discussione le teorie allora correnti sulla diffusione umana, via mare, sul pianeta, e si convince che Henry Lie aveva ragione. Ma ha un problema: i detrattori della sua teoria.

Archeologo: “Lei si rende conto di cosa sta dicendo?”
Thor: “Sì, Professore. Dico che dall’America Latina, in particolare dalla zona degli Incas, qualcuno può essere partito su una zattera ed abbia colonizzato le isole della Polinesia.
Archeologo: “Sono 4.300 miglia nautiche! Ci vuole l’aereo!”
Thor: “No, quella zattera va bene, per superare il Pacifico. Per 4.300 miglia nautiche.”
Archeologo: “Lei è pazzo! Una zattera non può!”
Thor: “Io sono riuscito a ricostruire il progetto di quella zattera. Al punto in cui può essere ricostruita.”
Archeologo: “Non basta! Lei userebbe materiali e metodi costruttivi di ora, del XX secolo! Non è la stessa cosa!”
Thor: “No! Io la zattera posso costruirla solo con legno di balsa, papiro, giunco. Proprio come allora.”
Archeologo: “Aridaje! Ma sei fuso? La costruiresti con una tecnologia occidentale di oggi! Sei norvegese, ed i norvegesi si sa che sanno costruire le imbarcazioni!”
Thor: “Ma non è quello che voglio fare! Io vado in Perù, e la faccio costruire solo da maestranze indigene, che lavorano balsa, giunco e papiro! La faccio uguale a come doveva essere all’epoca!!!”
Archeologo: “E ma scusa tanto, cucciolone, ed una volta che hai costruito questa zattera leggera come un fuscello in Perù… cosa avresti dimostrato? Una simile zattera non può certo andare alla deriva nel Pacifico fino alla Polinesia…”
Thor: “Una volta costruita non dimostro niente. Ma quando ci sarò salito sopra, e sarò andato con essa in Polinesia, poi ne riparliamo!”
Archeologo: “E i viveri? E l’acqua? Vorrai mica una nave madre di supporto?”
Thor: “No! Nulla. Carico tutto sulla zattera, e assieme a quattro indigeni, noi andiamo in Polinesia!”
Archeologo: “Mi spiace che non potrò essere al tuo funerale, perchè te lo faranno i pescecani, in mezzo all’oceano. La prima onda che vi rovescia…”
Thor: “Professore, lei porta sfiga. Vada a fanculo. Vedrà, che ce la farò…”

Il progetto di Thor si basava in realtà su precise documentazioni storiche o protostoriche, ma ovviamente non bastava! I dubbi della scienza ufficiale dell’epoca si riferivano all’uso di materiali poco noti e ritenuti inaffidabili per la navigazione! Una zattera di giunco e papiro, può da sola attraversare il Pacifico?



Ecco qua il primo prototipo di zattera di Thor Heyerdahl.
Ma vediamo la sua teoria.

Come spiega egli stesso nella sua relazione dopo l’avventura, gli Europei affermavano di essere stati gli scopritori di quelle isole; in realtà, anche nella più piccola di esse avevano trovato orti ben coltivati, capanne, templi, strade selciate, antiche piramidi e immense statue di pietra.
La popolazione parlava una lingua sconosciuta, comune a tutto l’arcipelago e non riconducibile ai continenti circostanti. Non conosceva la scrittura, custodiva – senza saperne il significato – misteriose tavolette incise con geroglifici indecifrati, preservava la memoria dei capi con l’ausilio mnemonico di un complesso sistema di funicelle a nodi, simile a quello usato dagli Inca.
Da dove, in origine, era dunque venuto quel popolo?
Heyerdahl ipotizzò che una prima migrazione potesse essere datata intorno al 500 d.C., seguita da una seconda verso il 1100. Circa la provenienza, osservò che la civiltà di quegli antichi immigrati apparteneva ancora all’età della pietra, che perdurava soltanto nel Nuovo Mondo.
Studiando le saghe degli Inca, Heyerdahl scoprì che l’antico nome del loro dio del Sole era Kon-Tiki cioè “Tiki del Sole”, o Illa-Tiki, cioè “Tiki del Fuoco”, sommo sacerdote e re degli uomini fondatori di quella antica civiltà. Secondo la leggenda inca, un giorno essi furono attaccati e trucidati da una tribù capeggiata da Carlo, venuto da Coquinbottal; solo Kon-Tiki con pochi seguaci si salvò, fuggendo via mare verso occidente. Sono evidenti le coincidenze con il Tiki polinesiano, nelle cui leggende figuravano racconti e particolari topografici riconducibili al Tiki degli Inca!
Questa prima migrazione nelle isole del Sud è datata da Heyerdahl al 500 d.C., ma nell’intera Polinesia trovò indicazioni del fatto che le isole non erano rimaste a lungo possedimento della pacifica stirpe di Tiki del Sole: altre tracce gli dimostrarono che Indii colombiani dell’età della pietra, esperti di navigazione, erano arrivati con le loro canoe da guerra verso il 1100 e si erano fusi con il popolo di Tiki.
L’obiezione principale mossa alle teorie di Heyerdahl era fondata sul fatto che quegli uomini misteriosi non avevano navi con cui attraversare l’Oceano. Qui è il genio di Thor Heyerdahl: il volere dimostrare che la traversata era possibile con le zattere di legno di balsa, di cui si servivano gli aborigeni peruviani.

L’immagine qui accanto, è una sbiadita fotografia del 30 aprile 1947. Con cinque compagni Thor ha costruito una grande zattera con un capanno come riparo, utilizzando esclusivamente quel legno leggerissimo legato con corde vegetali, senza l’aiuto di alcun elemento metallico. E quel mattino di 61 anni fa, partendo da Callao, in Perù, fece vela verso Ovest, verso la direzione del sole morente. Kon-Tiki era ovviamente anche il nome della zattera.
Le loro tracce si perdono molto presto, all’epoca non c’erano i satelliti artificiali come oggi, ed anche i radar erano appena agli albori, pertanto vengono persi pochi giorni dopo la partenza, ma Thor ha studiato bene, e lascia la zattera in balia della Corrente di Humboldt, una corrente marina del Pacifico che doveva essere nota anche agli antichi.
In occidente, la comunità scientifica inizia a darlo per morto, assieme al resto dell’equipaggio, già verso il 30 maggio, un mese dopo la partenza…
Vengono fatte delle ricerche in mare durante il mese di giugno, ma non vengono ritrovati. A fine giugno vengono sospese le ricerche. Sui giornali appare la notizia della scomparsa per sempre di Thor Heyerdahl. Un mese dopo, la notizia è anche già morta e dimenticata, senonchè…

Nel pomeriggio del 30 luglio, l’equipaggio avvista l’isola di Puka Puka, nell’arcipelago delle Tuamotu e dopo un’altra settimana, 101 giorni di viaggio e 4300 miglia nautiche, viene avvistata dai radar del porto situato sull’atollo di Raroia, dove la Kon-Tiki approdò poco dopo :)

I detrattori non furono soddisfatti :)
Sostenevano che prima di raggiungere la Polinesia, le popolazioni sudamericane avrebbero dovuto raggiungere le Galapagos, più vicine ma disabitate. Nessun archeologo aveva mai studiato quelle isole, considerate mai abitate (per mancanza di acqua potabile durante le stagioni aride).
Nel 1952, Thor approda alle Galapagos con una nuova missione scientifica ed archeologica.
Con questa spedizione dimostra che le Galapagos erano state punto di approdo di navigatori provenienti dalle Americhe in epoca precolombiana. Individua l’isola come possibile attracco delle zattere pre-incaiche preistoriche, ritrova abitazioni precolombiane con resti di centinaia di vasi in ceramica pre-incaici dell’Ecuador e del Perù settentrionale.
Mica fuffa :)

Preferirei fermarmi qui, perchè abbiamo detto abbastaza da far capire di che pasta era fatto il nostro personaggio :)
Basta aggiungere che nel 1950 ha rifatto il viaggio in zattera, con troupe cinematografica al seguito, dando vita al film Kon-Tiki, che racconta tutto il viaggio, di cui è
stato regista.
Negli anni ’60 ha anche pubblicato un libro (ne esiste anche l’edizione italiana) che racconta la spedizione.

In vecchiaia, non volendosi sentire vecchio, ne ha combinate altre, tipo che nel 1970 dalla città fenicia di Safi, in Marocco, con un’imbarcazione chiamata Ra, come il Dio egizio, costruita da indiani Aymara del lago Titicaca, percorre in 57 giorni 3.270 miglia raggiungendo le Isole Barbados.
Dimostra con questa impresa la fattibilità tecnica, già nell’antichità, di viaggi dal vecchio verso il nuovo mondo, suggerendo che la somiglianza culturale tra i popoli precolombiani e le popolazioni assiro-babilonesi, potrebbe non essere dovuta al caso…
E ancora, nel 1977, con una nave di giunchi, dalla Mesopotamia, in Iraq, per verificare le possibilità di navigazione dei Sumeri 4000-5000 anni fa cosa fa? Percorre 6.800 km, discendendo il fiume Tigri fino al Golfo Persico, poi nell’Oceano Indiano fino alla valle dell’Indo in Pakistan e ritorno via mare dall’Asia fino all’Africa, all’imboccatura del Mar Rosso.
Con questa impresa, dimostra la possibilità di scambi culturali e commerciali in epoche molto antiche ad opera dei popoli mesopotamici.

E’ morto a Colla Micheri, in Andorra, il 18 aprile 2002, all’età di 88 anni, dopo una vecchiaia non proprio di riposo: pochi mesi prima era a fare uno scavo archeologico in Russia settentrionale a cercare tracce di navigazione vichinga nell’Artico, la spedizione fu interrotta proprio a causa del peggioramento della sua salute.
Premio Oscar 1952 nella categoria documentari per Kon-Tiki, nomination nel 1972 per il film Ra.

A lui è dedicato il Museo Kon-Tiki a Oslo.



Per approfondire:
Infolibro.it
Ambasciata di Norvegia

Questa storia mi ha sempre commosso fin dai tempi delle scuole medie.

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