24 novembre 2011

Amelia Earhart

Sapete com'è... in un'epoca di riflusso culturale, in cui aumentano quelli che vorrebbero le donne chiuse a casa e zitte a fare la calzetta, forse è meglio ricordare una donna che è entrata nella storia, anche se puntualmente la si ignora. Questa donna è Amelia Earhart, il cui volto lo vedete qui sotto.
Amelia Earhart nasce il 24 luglio 1897 ad Atchinson, nel Kansas, da una casalinga e da un avvocato di Kansas City. La piccola Amelia naturalmente non sa ancora che avrà una vita breve, e che morirà (presumibilmente) pochi giorni prima del suo 40esimo compleanno. Non sa neanche che circa i suoi resti ci sarà un giallo che ancora oggi non è stato risolto.
Nel 1905 i genitori di Amelia si trasferiscono a Des Moines, nello Iowa, lasciando le figlie con i nonni. Solo nel 1908 queste raggiungeranno i loro genitori.
Nel 1914, la diciassettenne Amelia decide di frequentare un corso per diventare infermiera, e lo diventerà. Il lavoro come infermiera è per lei un'esperienza brutale e dolorosa, poichè si ritrova a prestare prestare servizio in un ospedale militare durante tutta la durata della Prima guerra mondiale.
Ma non è quello di fare l'infermiera il suo destino.

Quel che sarà il suo destino le si presenta davanti nel 1920, all'età di 23 anni, quando va insieme al padre ad un raduno aeronautico presso il Daugherty Airfield a Long Beach in California e, pagando un dollaro come biglietto, per la prima volta sale a bordo di un biplano, per un giro turistico di dieci minuti sopra Los Angeles. Già, mica gli aerei del 1920 erano come quelli di oggi... erano ancora i biplani. Come questo di seguito, sul quale Amelia si fece fotografare.
Insomma, Amelia fa 'sto giro in aereo, ed ha l'illuminazione! Sapete, quando all'improvviso davanti vi si schiude un nuovo orizzonte? E la ragazza scende da lì sopra saltellando e gridando: "Ma quale infermiera! Io voglio imparare a volare! Io voglio volare!"
Detto fatto: comincia a frequentare le lezioni di volo, e all'istruttore appare immediato che Amelia ha un talento naturale per il volo semplicemente inspiegabile. Ottiene a tempo di record il brevetto di pilota e ad un anno di distanza, con l'aiuto (economico) della madre, acquista il suo primo biplano, con il quale stabilirà il primo dei suoi record femminili, salendo ad un'altitudine di 14.000 piedi Sono molti i record di volo che Amelia conquisterà.

L'occasione arriva qualche anno dopo.
Nell'aprile del 1928 il capitano Hilton H. Railey le propone di essere la prima donna ad attraversare l'Atlantico e il 18 giugno, dopo diversi rinvii per le brutte condizioni del tempo, a bordo di un Fokker F7, chiamato Friendship (amicizia), decollano con Amelia Earhart il pilota Stultz e il co-pilota e meccanico Gordon.
Sebbene sia relegata a ben poche funzioni, quando il team arriva in Galles, 21 ore dopo, gli onori sono quasi tutti per lei.
Anche il Presidente degli Stati Uniti le invia un telegramma con le sue personali congratulazioni.

Ma è solo l'inizio della leggenda di Amelia Earhart.
All'inizio del 1932 nessun altro pilota, a parte il mitico Lindbergh, ha compiuto la trasvolata in solitaria dell'Atlantico, e nessun altro ci prova: ci sono delle difficoltà tecniche proprie di quell'epoca, di cui darò qualche cenno più avanti.
A trasvolare in solitaria l'Atlantico, ci prova e ci riesce Amelia, impiegando quattordici ore e cinquantasei minuti per volare da Terranova a Burry Port nel Galles, anziché a Londonderry nell'Irlanda del Nord come inizialmente pianificato (a causa delle difficoltà tecniche di sui sopra).

Non le basta ancora. Il 24 agosto 1932 è la prima donna a volare attraverso gli Stati Uniti senza scalo partendo da Los Angeles (California) a Newark (New Jersey).

Ma ci sono traguardi che nessun altro, uomo o donna, ha mai raggiunto fino ad ora.
Ce ne sono ancora due, di traguardi che l'essere umano in volo non ha raggiunto, e Amelia è sempre determinata ad arrivare dove altri hanno fallito.
Il primo traguardo, è suo dopo pochi mesi: diventa la prima persona ad attraversare il Pacifico da Oakland in California ad Honolulu nelle Hawaii.
Oramai, è diventata un personaggio celebre:

Nel 1937, quando ha quasi 40 anni, sente di essere pronta per la sfida finale, l'ultimo traguardo (poi si sarebbe ritirata a vita privata, come lei stessa dichiara): vuole essere la prima donna a fare il giro del mondo in aereo.

Dopo un tentativo fallito, il 1° giugno dello stesso anno, insieme con il navigatore Frederick J. Noonan, parte da Miami e comincia la trasvolata di ben 29.000 miglia, a tappe (il carburante non è mica infinito...). Il primo scalo è a San Juan in Porto Rico e poi, seguendo la costa nord-orientale del Sud America, trasvola l'Atlantico, attraversa l'Africa e quindi arriva in India, ha pianificato già il rientro via Pacifico.
I giornali e le radio di tutto il mondo (anche quelle italiane) seguono l'evento ed il viaggio di Amelia. La sua viene vista come un'impresa leggendaria, in un'epoca in cui l'aeronautica è ancora un po' pionieristica rispetto ad oggi.
Il 29 giugno quando arrivano a Lae in Nuova Guinea, hanno fatto 22.000 miglia e ne mancano solo 7.000 ormai per arrivare alla conclusione del viaggio.
Tutto quello che è superfluo nell'aereo viene rimosso per far posto a più carburante che possa consentire approssimativamente 280 miglia extra, per trasvolare il Pacifico.
Le mappe che Noonan ha a disposizione non si sono rivelate molto accurate (mica c'era il satellite artificiale, all'epoca!), ma ormai sono in prossimità dell'isola di Howland, poco a nord dell'Equatore e a ovest di Kiribati, circa 3.100 km a sud-ovest di Honolulu. Appartiene agli Stati Uniti d'America ed è lì che è dislocata la guardia costiera con la quale sono in contatto radio.
Ma la poca accuratezza delle mappe di Noonan si rivela fatale...

All'alba del 2 luglio, arriva l'epilogo.
Il sole è appena sorto, quando la guardia costiera sente la voce di Amelia Earhart che chiama insistentemente alla radio: "Dobbiamo essere sopra di voi ma non riusciamo a vedervi. Il carburante sta finendo..."
Ecco le difficoltà tecniche. Un aereo munito di bussola sa in che direzione va, ma non sa la rotta: viene comunque spostato da eventuali venti trasversali! Oggi risolviamo il problema con i radar, con il GPS, con il volo strumentale, e si corregge di continuo la rotta. Ma all'epoca i satelliti non c'erano, il volo strumentale neanche, ed i radar erano ancora sistemi sperimentali, inventati dai francesi nel 1934, e dedicati solo all'uso militare. Siccome la tecnologia non c'era, si correggeva la rotta "a vista", confrontando con le mappe la propria posizione.
I venti del pacifico avevano spostato l'aereo trasversalmente di chissà quante miglia...
La guardia costiera di Howland non vede e non sente l'aereo in lungo e in largo, e non sa come intervenire.

Mezz'ora, solo mezz'ora, poi un nuovo messaggio radio, ancora la voce di Amelia: "Siamo a pelo d'acqua. Portate cinture di salvataggio!".
Due minuti dopo, l'ultimo messaggio: "S.O.S! Provo un ammaraggio d'emergenza, il motore è spento!"
Poi più niente.
Svanisce nel nulla quella voce alla radio. Svanisce nel nulla Amelia Earhart.

A nulla valgono i tentativi compiuti dalla guardia costiera per farsi notare, ad esempio sparando in aria dei razzi di segnalazione. Probabilmente l'aeroplano si perde e precipita ad una distanza stimata fra 35 e 100 miglia dall'isola di Howland.

La notizia fa il giro del mondo in poche ore. Il Presidente americano Roosevelt autorizza le ricerche con l'impiego di nove navi e 66 aerei per un costo stimato di circa quattro milioni di dollari. Le navi e gli aerei impegnati nella ricerca, il cui comandante era amico personale di Amelia, non giungono sul luogo se non dopo cinque giorni.
Le ricerche vengono interrotte il 18 luglio dopo aver cercato su una superficie di 250.000 miglia quadrate di oceano.

Muore Amelia Earhart. Che sia morta è certo (personalmente non credo a certe ipotesi complottistiche). E senza retorica inutile, preferiamo ricordarla così, davanti al suo Lockeed:
Quel che non si sa, è se sia morta subito o meno.
Si sa, perchè lo rivela la famiglia, che portava scarpe numero 39.
Si sa che nell'isola di Nikumaroro (Kiribati) è stata ritrovata la suola di una scarpa numero 39 o 40 dello stesso modello di quelle indossate da Amelia durante il suo ultimo volo.
Si dice (ma non ne ho la certezza, non ho ancora studiato tutto) che durante le ricerche l'isola sarebbe stata perlustrata in modo superficiale e dall'aria, senza che nessuno scendesse a terra.
Sull'isola di Nikumaroro ci torniamo tra poco. Per ora diciamo che...
finita la storia, iniziò la leggenda. E le teorie assurde. Alle quali personalmente non credo, ma per dovere di completezza devo darne qualche cenno.

C'è chi sostiene il coinvolgimento di Amelia in una missione di spionaggio. Secondo questa teoria, in una sosta erano stati potenziati i motori in modo tale che l'aereo potesse compiere una rotta più ampia, per arrivare a Howland nello stesso tempo che avrebbe impiegato viaggiando in linea retta. Questa teoria sostiene anche che furono montate delle potenti macchine fotografiche. La deviazione di rotta serviva a fotografare delle installazioni militari giapponesi nel Pacifico.

C'è chi sostiene, anche in modo acceso, che Amelia sarebbe stata fatta prigioniera dai giapponesi con l'accusa di essere una spia ed in seguito giustiziata. Una donna afferma di averle parlato via radio mentre era tenuta prigioniera. Un'altra donna fornisce un'ulteriore testimonianza su alcuni dialoghi scambiati con una presunta Amelia, aggiungendo di aver assistito al momento dell'esecuzione; afferma di aver taciuto per più di 30 anni temendo che, parlando della Earhart, avrebbe potuto essere arrestata.

Alla fine, che Amelia Earhart sia entrata nella leggenda delle conquiste umane, è provato dal fatto che anche un episodio della serie televisiva "Star Trek: Voyager" parla di lei e la cita :)
Già, una leggenda.
Torniamo ora a Nikumaroro.

Tre anni dopo la scomparsa, un ricercatore britannico durante una missione sull'isola, ritrova delle... ossa umane accanto ad un accampamento di fortuna. Non distante da dove era stata ritrovata la scarpa.
Nel 1997 alcuni esami confermarono che le ossa appartenevano ad una donna. E solo dieci anni dopo, nel 2007, a 70 anni dalla scomparsa, le analisi sul DNA hanno mostrato una compatibiltà tra quelle ossa e Amelia Earhart. Non la certezza.

Come è andata davvero, non si sa. Ma di certo, se quelle ossa le appartengono, significa che nel '37, quando la cercarono, la cercarono male :)
Ma di tutta questa fuffa, oramai, ci interessa ben poco.
Nel cimitero di Kansas City c'è una lapide in sua memoria, con sopra scritto:
Amelia Earhart - Lady Lindy
Atchinson, 24 luglio 1897 – Oceano Pacifico, 2 luglio 1937

Per chi volesse approfondire, suggerisco:
Una buona biografia di Amelia Earhart
Sito ufficiale






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