27 ottobre 2011

L’uomo di Piltdown

(trascrizione di un pezzo di servizio giornalistico dell’epoca)
Londra – 18 dicembre 1912.
Al congresso della Geological Society, in corso qui a Londra, l’antropologo Charles Dawson ha reso noto, nel suo intervento, una scoperta che potrebbe cambiare la storia dell’origine dell’Uomo sulla Terra. Infatti, Dawson documenta la scoperta di un teschio, un cui frammento gli è stato dato da un operaio impiegato allo scavo di ghiaia presso la miniera di Piltdown.
Secondo Dawson, gli operai del sito avevano scoperto il teschio poco prima della sua visita e l’avevano fatto a pezzi. Rivisitando il sito durante diverse occasioni, Dawson riferisce di aver trovato frammenti del teschio e di averli consegnati a Sir Arthur Smith Woodward, custode del reparto geologico al British Museum. Fortemente interessato dai ritrovamenti, Woodward ha accompagnato Dawson al sito, dove, tra Giugno e Settembre del 1912, hanno ritrovato insieme più frammenti del teschio e metà della mascella.
I partecipanti al congresso, sono ora in trepidante attesa dell’intervento dello stesso Sir Arthur Smith Woodward, previsto tra circa 30 minuti.
(linea alla pubblicità).
(dal giornale della sera)
Durante il pomeriggio, Sir Arthur Smith Woodward ha annunciato che una ricostruzione dei frammenti è stata già preparata, e indica che il cranio è simile a quello dell’uomo moderno, eccetto per l’occipite (la parte del cranio che poggia sulla colonna spinale) e per le dimensioni del cervello, che erano circa due-terzi di quello dell’uomo moderno. Egli poi ha proseguito indicando che, salvo per la presenza di due molari uguali a quelli umani, la mascella trovata era indistinguibile da quella di un moderno, giovane scimpanzé. Basandosi sulla ricostruzione del cranio fatta dal British Museum, Woodward propone che l’Uomo di Piltdown rappresenta un anello mancante evolutivo tra la scimmia e l’uomo, poiché presenta la combinazione di un cranio uguale a quello umano con una mandibola uguale a quella di una scimmia.
Londra. 1913
Il professor Franz Weidenreich, tedesco di nascita, ma da tempo impegnato al Royal College of Surgeons, era un anatomista. Anzi, era considerato il miglior anatomista dell’epoca. Ora era nel laboratorio, assieme al suo assistente, e guardava il modello di teschio ottenuto con i frammenti trovati da Dawson e ricostruiti da Woodward, e scuoteva il capo: perchè era un altro modello.
Assistente: “Non ci siamo, vero professore?”
Weidenreich: “No non ci siamo. Mi sa che devo mettere in discussione la ricostruzione di Woodward.”
Assistente: “Eppure, le copie dei frammenti… sono uguali a quelle che ha usato Woodward…”
Weidenreich: “Sì, ma… vedi? E’ come un puzzle…”
Assitente: “Sì va bene ma… per un puzzle, tutti i pezzi combaciano solo in un modo…”
Weidenreich: “Purtroppo, non è il nostro caso. Vedi? Anche se questi frammenti hanno tutti forme diverse, permutandoli… ottieni che ci sono due diverse possibilità di farli combaciare alla perfezione. Sì lo so, c’è una probabilità su un miliardo, che questo avvenga.. ma intanto è proprio il caso nostro! E se usiamo questa seconda possibilità di farli combaciare tutti… viene un modello di teschio diversissimo!”
Assistente: “E se invece loro avessero montato bene i pezzi, e noi invece no?”
Weidenreich: “Non c’è modo di saperlo…!”
Assistente: “Ma qualcosa si ottiene…”
Weidenreich: “Certo! Solo che se questo teschio va montato nel modo che abbiamo usato noi… succede che dimensioni del cervello e in altre fattezze rassomiglia all’uomo moderno molto di più di quello di Woodward e Dawson… E’ semplicemente un uomo piuttosto primitivo, non l’anello di congiunzione tra uomo e scimmia!”
Assistente: “E quindi?”
Weidenreich: “Lo studierò ancora, dovessi metterci dieci anni…
Nel 1915, Dawson affermò di aver trovato frammenti di un secondo cranio (Piltdown II) ad un sito a circa due miglia di distanza dai ritrovamenti originali. Da quello che si sa il sito non è mai stato identificato e i ritrovamenti sembrano essere completamente non documentati. Woodward sembra non aver mai visitato il sito.
Studio del professor Weidenreich. 1923
Weidenreich: “Sono passati 10 anni dal ritrovamento, e in 10 anni questo teschio me lo sono studiato da cima a fondo!”
Assistente: “E…?”
Weidenreich: “E confrontandolo con altri reperti… accidenti è complicato!”
Assistente: “Proviamo a tirare le somme, prof.? O ce ne andiamo tutti a cagare?”
Weidenreich: “Allora, se vogliamo fare un rapporto corretto, questi resti consistono di un cranio umano moderno e di una cosa che sembra una mascella di orangutan.”
Assistente: “Perchè una cosa che sembra?”
Weidenreich: “Perchè la forma è identica! Ma l’orangutan ha i denti molto più aguzzi!”
Assistente: “Quindi… diciamo una mascella di orangutan con i denti limati?”
Weidenreich: “Come hai detto???”
Assitente: “Una mascella di orangutan con i denti limati!”
Weidenreich: “Oh porc#@ mi hai fatto venire un’idea!!”
Londra, 1923 (da un giornale dell’epoca)
Scandaloso. Questo è il termine usato dal direttore del British Museum, dopo la lettera inviata al Royal Collage dal noto professor Weidenreich. Nella lettera, il professore ha dichiarato che il teschio dell’uomo di Piltdown sarebbe un falso. Un falso ottenuto giustapponendo un teschio umano ed una mandibola di orangutan al quale sono stati limati i denti e lacerati i canini con estrema precisione.
Lo scandalo non ha travolto il British Museum, da dove gli antropologi fanno notare che anche i denti superiori sono quelli di un orangutan, ma sono attaccati al teschio, e non alla mandibola. Dal Ministero delle Scienze e della Cultura si fa sapere che saranno presi forti provvedimenti disciplinari contro il professor Weidenreich, artefice di una serie di insulti e di accuse di falso nei confronti di una grande scoperta per l’intera umanità.
Pochi mesi dopo, Weidenreich fu dapprima licenziato, poi espulso dalla Gran Bretagna. Non tornò in Germania, e di lui si persero le tracce.
Poi arrivarono gli anni ’30.
Piltdown, 23 luglio 1938
Sir Arthur Keith ha inaugurato oggi un monumento per segnare il sito dove l’Uomo di Piltdown fu trovato da Charles Dawson. Sir Arthur ha finito il suo discorso, dicendo:
“Dove l’uomo sia interessato alla sua lunga storia passata, alle vicissitudini che i nostri precursori attraversarono, e ai diversi destini cui andarono incontro, il nome di Charles Dawson è certamente da ricordare. Facciamo bene a collegare il suo nome a questo pittoresco angolo di Sussex – il luogo del suo ritrovamento. Io oggi ho l’onore di svelare questo monolite dedicato alla sua memoria.”
L’iscrizione sul monolite recita:
Qui nel vecchio fiume di ghiaia Mr Charles Dawson, FSA trovò il cranio fossile dell’Uomo di Piltdown, 1912-1913. La scoperta fu descritta da Mr Charles Dawson e Sir Arthur Smith Woodward sul Quarterly Journal della Geological Society 1913-15.
Il pub lì vicino è stato chiamato The Piltdown Man in onore allo stesso.
Poi scoppiò la guerra, poi successe quel che successe, gli anni ’40, e tutto il resto. La scoperta era oramai passata alla storia, quando….
Oxford University, 1953
In una grande sala, piena di antropologi, archeologi e giornalisti, sta parlando Joseph Weiner, un giovane professore di antropologia alla Oxford University.
Weiner: “Sono stato a Piltdown, ho raccolto meticolosamente le prove, ho intervistato coloro che erano vivi all’epoca, ho rivisto la miniera di ghiaia. Così ora, 41 anni dopo, posso presentare l’argomento dell’Uomo di Piltdown in modo ben argomentato.”
Antropologo in platea: “Vuole dire che ha trovato come mai non si adatta ai sentieri evolutivi scientifici?”
Weiner: “Esatto.”
Giornalista in platea: “Quindi ora… si adatta tutto, ed è chiaro come si sia evoluto l’anello mancante?”
Weiner: “Diciamo di sì…”
Archeologo in platea: “Professore, ci illumini.”
Weiner: “Subito. Allora…”
Attimo di trepidazione in platea.
Weiner: “L’Uomo di Piltdown è un falso.”
La platea è a bocca aperta.
Weiner: “Si tratta di un intelligente inganno di una o più persone indubbiamente esperte della materia. Infatti, a svelare il trucco non è un loro errore, ma solo le incongruenze tra Piltdown ed i fatti accertati dell’evoluzione, ma veniamo al nostro Uomo di Piltdown. Si tratta di un falso composito, metà scimmia e metà uomo. Consiste di un teschio umano di età medioevale, di una mandibola vecchia di 500 anni di un orangutan del Sarawak e di denti fossili di uno scimpanzé.
L’aspetto invecchiato è stato prodotto macchiando le ossa con una soluzione di ferro e con acido cromico. L’esame microscopico ha rivelato le tracce della lima, da cui si deduce che qualcuno aveva limato i denti sino a dar loro una forma più adatta a quella che era la dieta umana.
Il problema principale nell’accettare le prove fabbricate, è che la mandibola animale con i suoi denti canini (lacerati con precisione) sono stati adattati al teschio umano dove i denti sono stati modificati da un milione di anni d’alimentazione differente, sino a ricoprire con uno strato uniforme i denti molari. Le mascelle umane sono capaci di un considerevole movimento “da lato a lato” (come si vede negli erbivori ruminanti) che necessita di una differente sorta di giuntura della mascella.
Per il falsario, l’area dove la mascella si univa al cranio aveva presentato problemi superati con il semplice stratagemma di spezzare i terminali della mascella. I denti canini nella stessa erano poi stati limati per farli corrispondere. Molti anni fa, il professor Franz Weidenreich aveva osservato che la cuspide di uno dei molari aveva un angolo molto diverso da quello dell’altro dente. Fu preso per pazzo e allontanato dalla comunità scientifica. Un esame più accurato che ho condotto al microscopio rivela le tracce di fresatura, e da questo si evince che la fresatura aveva avuto lo scopo di alterare la forma dei denti, che nella scimmia è molto diversa da quella dei denti umani.
La platea rimase sbigottita.
La sera, il professor Weiner era a casa, nel suo studio.
Stava seduto e pensava: “Il colpo di genio del falsario è stato quello di aver offerto ad alcuni degli esperti, come Dawson e quell’altro, esattamente quello che volevano: una prova convincente che l’evoluzione umana era guidata dal cervello. A quell’epoca, un terreno di vivace disputa fra gli antropologi era infatti se si fosse prima evoluto il cervello umano, determinando le caratteristiche al contorno, o se lo sviluppo del cervello umano fosse stato effetto e non causa di altre trasformazioni fisiche. Poi ovviamente…”
Fu interrotto dal bussare alla porta.
Weiner: “Avanti!”
Entro la cameriera.
Weiner: “Sì?”
Cameriera: “Professore, è arrivato questo telegramma.
Weiner: “Grazie.
Senza attendere che la cameriera uscisse, Weiner aprì il telegramma e lo lesse d’un fiato.
La ringrazio per avermi finalmente riabilitato la faccia e il culo, però accidenti, andate un po’ a cagare: ci avete messo 30 anni per capire che non dicevo stronzate!
Firmato Franz Weidenreich
P.S.: Io non ce l’avevo il microscopio all’epoca, eppure lo dicevo che era un falso!

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